Sante Gaiardoni

       

Voornaam:   Sante
Achternaam:   Gaiardoni
Nationaliteit:  Italië
Geslacht:  
Werd:   84 jaar
Geboortedatum:   29-06-1939
Overleden  30-11-2023

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Voornaam:   Sante
Achternaam:   Gaiardoni
Nationaliteit:  Italië
Geslacht:  
Werd:   84 jaar
Geboortedatum:   29-06-1939
Overleden  30-11-2023

 

 Bevoegdheden

Professional 1960-1971





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Gaiardoni (1963: Wereldkampioen snelheid op de piste). Een echte raket op de piste! op 26 augustus 1960 vestigde Sante Gaiardoni een nieuw wereldrecord op de piste. Op de km vanuit stilstand klokte hij af op 1'07"87, een tijd die ook goud waard was op de Olympische Spelen. Maar de grootse Italiaanse kampioen is ook de eerste geweest die op de Olympische Spelen de snelheid op de piste wist te winnen.
Zeer bekwaam en leep wist hij het wereldkampioenschap te winnen in 1963 en versloeg daarbij zijn vriend-rivaal Antonio Maspes.
Antonio Giancane
In de zomer van 1963 klopte Sante Gaiardoni zijn eeuwige rivaal Antonio Maspes op de velodroom te Rocourt (Luik) met als inzet de wereldtitel. Dit was het topmoment voor de steeds goed gezinde Sante die een koning was in de sprint.
Als zestienjarige werd zijn talent reeds opgemerkt, toen hij de Coppa Bulgaria won voor nieuwelingen. Dit was zijn eerste koers en er reden niet minder dan 380 jonge kerels mee.
Wilfried Journée
Bijkomende uitslagen:
1959:
1e GP Londen snelheid (Am.)
1960:
1e GP van Parijs snelheid (Am.)
1e GP Kopenhagen snelheid
1961:
1e GP van Roubaix snelheid
1e GP van Lausanne snelheid
1e GP van Nijmegen snelheid
1970:
1e GP Ordrup snelheid (Dk)
Wilfried Journée
Piangeva, Bepi il meccanico. Piangeva di gioia, s’intende. Incurante dei flash dei fotografi, l’uomo baciava la medaglia d’oro ancora cinta al collo del figlio ciclista, fresco alloro olimpico nella specialità del chilometro da fermo.
È questa una delle istantanee che restano più impresse a chi ha vissuto la XVII Olimpiade, quella romana. Ciò che non sapeva, l’orgoglioso padre, era che il trionfo del suo ragazzo non sarebbe rimasto isolato. Di lì a poco Sante Gaiardoni avrebbe infatti vinto anche la prova della velocità.
Ventunenne, veneto di Villafranca, Sante era da tutti considerato un sicuro medagliato. Solo poche settimane prima, a Lipsia, aveva infatti vinto il titolo mondiale nello sprint su pista battendo il fortissimo belga Léo Sterckx e interrompendo il dominio del connazionale Valentino Gasparella, dietro il quale si era piazzato nelle due edizioni precedenti.
Il calendario prevedeva le prime gare nel magnifico velodromo olimpico (oggi demolito, dopo anni di colpevole incuria) già a partire dal 26 agosto 1960, il giorno dopo l’emozionante cerimonia d’apertura. Davanti a un migliaio di spettatori, trenta atleti di diciotto paesi furono impegnati per tutto il pomeriggio nelle eliminatorie della velocità. Due gli azzurri in gara, Gasparella e – appunto – Gaiardoni che scese per primo in pista contro Clyde Rimple, delle Indie Occidentali. Un ciclista evidentemente non eccelso, dal momento che durante un surplace perse l’equilibrio e cadde malamente, costringendo i giudici a far ripetere la manche. Gaiardoni passò il turno a occhi chiusi.
Nella seconda batteria il temibile australiano Ron Baensch corse da solo per la mancata presenza degli avversari, mentre Gasparella ebbe facilmente ragione dello spagnolo José Errandonea e dell’irlandese Martin McKay. Agli ottavi passarono anche, tra gli altri, il belga Léo Sterckx, il francese André Gruchet, l’inglese Lloyd Binch e il tedesco Günther Kaslowski.
La giornata volgeva ormai al termine, ma non le gare al velodromo. Subito dopo cena era infatti prevista la finale del chilometro da fermo. Il primo a partire fu l’olandese Pieter van der Touw che concluse in 1’ 09” 20, un risultato che gli valse il primo posto per almeno mezz’ora, quando fu scavalcato dal tedesco Dieter Gieseler che percorse la distanza in 1’08”75. A seguire gli altri atleti, tra cui il sovietico Rostislav Vargashkin, l’australiano Ian Chapman, il brasiliano Anísio Argenton, il belga Jean Goaverts e lo svizzero Josef Helbing. Nessuno di loro riuscì però a scavalcare in classifica il tedesco.
A partire per ultimo fu il nostro Gaiardoni che, come abbiamo visto, nelle eliminatorie della velocità di quel pomeriggio non aveva faticato più di tanto. Il ciclista veneto era dunque riposato, motivato e in gran forma. La prova cominciò però sotto i peggiori auspici. Un battibecco tra il tecnico azzurro Guido Costa e il commissario di gara su quale dovesse essere la giusta sequenza vocale di avvio (“pronti-via-sparo” in luogo dell’abituale “attenzione-pronti-sparo”) fu interrotto dal giudice che, evidentemente stufo di quell’insulsa diatriba, pronunciò all’improvviso la sua formula. Sante, preso alla sprovvista, partì con un attimo di ritardo. Il suo tentativo di recuperare fu inizialmente vanificato dalla pista, resa scivolosa dall’umidità serale. Ma non si perse d’animo: aspettò che la ruota aderisse bene al fondo in mogano, per poi dare il tutto per tutto nella seconda parte. Fu bravo: con una progressione impressionante, Gaiardoni tagliò il traguardo come un proiettile, finendo sul vertice più alto della curva successiva per l’enorme spinta. Il tempo che comparve sui tabelloni (1’ 7” 20) significava oro e nuovo primato del mondo.
Per Sante non era però ancora il tempo di esultare. Un quarto d’ora dopo la vittoria, gli toccò scendere ancora in pista per gli ottavi di finale della velocità. Caricatissimo, il giovanotto fece valere la sua maggiore classe, superando facilmente il sovietico Imants Bodnieks e il tedesco Kaslowski. Passarono il turno anche il francese Antoine Pellegrina, il tedesco August Rieke, l’inglese Binch e il belga Sterckx. Grazie ai ripescaggi rientrarono in lizza anche Ron Baensch e il nostro Gasparella, sconfitto a tavolino nel turno regolare per una scorrettezza commessa proprio ai danni dell’australiano.
Quella lunga prima giornata era finalmente finita. Il giorno dopo, il 27 agosto, erano in calendario i quarti di finale. Gasparella superò in due prove Pellegrina, mentre Baensch vinse contro Rieke, nonostante una scorrettezza non rilevata dai giudici. La stessa cosa accadde con Sterckx che vinse contro Bynch dopo averlo danneggiato in maniera evidente. Nell’ultimo quarto toccò a Sante Gaiardoni, diventato nel giro di una notte l’idolo dei romani. L’italiano non ebbe difficoltà a superare Anísio Argenton in due manche senza storia.
Dopo un giorno di riposo, il 29 agosto andò in scena l’epilogo. In semifinale Sterckx batté Gasparella, mentre Gaiardoni superò in due manche spigolose Baensch, temuto dall’azzurro più per le sue proverbiali scorrettezze che per la sua bravura. Timori giustificati, perché nel secondo turno l’australiano urtò di proposito il nostro pistard mentre era in fase di sorpasso.
La finale, in programma quella sera, sarebbe stata dunque Gaiardoni – Sterckx, la stessa di Lipsia. Davanti a un velodromo pieno come un uovo partì la prima prova. Sante, che si era portato in testa, ai 300 metri scattò improvvisamente cogliendo di sorpresa l’avversario che, dopo una timida reazione, si arrese, rialzandosi sul manubrio. La seconda manche fu ancora più esaltante: l’azzurro, che era davanti, ai 250 metri finse l’attacco decisivo; Sterckx cadde nella trappola e passò l’italiano all’interno spingendo sui pedali come un forsennato. Ma era partito troppo presto e andò in debito d’ossigeno. Venne rimontato e superato proprio nell’ultima curva da Gaiardoni che tagliò il traguardo dimostrando a un pubblico in delirio tutta la sua esplosiva potenza.
I tre giorni d’oro del pistard veneto erano finiti. Tre giorni intensi che gli valsero due allori olimpici. Tre giorni che spalancarono le porte a una carriera da professionista che lo vide rivale di Antonio Maspes al quale, nel 1963, strappò la corona iridata. Ma furono anche i tre giorni d’oro del ciclismo italiano che vinse pure nella cronometro a squadre (Antonio Bailetti, Ottavio Cogliati, Giacomo Fornoni e Livio Trapè), nel tandem (Sergio Bianchetto e Giuseppe Beghetto) e nell’inseguimento a squadre (Marino Vigna, Luigi Arienti, Franco Testa e Mario Vallotto). Tutti grandi campioni, s’intende, eppure solo Sante Gaiardoni rimase nel cuore degli italiani. Una misteriosa alchimia legò infatti per sempre il corridore di Villafranca al suo pubblico.
Eh sì, Bepi il meccanico poteva andare davvero fiero di suo figlio. Lui non lo sapeva, ma le lacrime di quella sera – lacrime di gioia, s’intende – oltre alla medaglia stavano bagnando anche la nascita di una leggenda.


Marco Della Croce


Marco Della Croce

Fotoalbum Sante Gaiardoni

1961

1964

1966

1967

1971

 

 


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